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20 mai 2001 7 20 /05 /mai /2001 05:35

20 février 2012

 

Femmes et révolutions arabes : quels changements ?

AsmaLamrabet 15112011164829

 

 

par Asma Lamrabet


Il est évident que ce que l’on appelle aujourd’hui les révolutions arabes symbolisent le changement dans toute sa réalité. Le monde arabe est en train de vivre sans aucun doute l’un des changements sociopolitiques  les plus importants et les plus marquants de son histoire contemporaine. 

Les évènements que connaissent cette région depuis une année maintenant, expriment,  malgré leurs différents contextes, leurs spécificités conjoncturelles, leurs échecs et leurs réussites, leurs drames et leurs joies,  les mêmes aspirations légitimes : à savoir celles de peuples qui clament tous, haut et fort,  leur exigence de  dignité, de  liberté et d’une véritable citoyenneté égalitaire. 

Quelques soient le futur et le processus évolutif de ces révolutions, force est de constater,  que ce changement est déjà là. Des femmes et des hommes se sont libérés de la peur, du poids de l’humiliation et du désespoir et on pu, le plus souvent, au détriment de leurs vies, revendiquer des valeurs communes universellement partagées par tous les opprimés sur terre. Ils ont réussit à démontrer que l’injustice dans laquelle ils vivaient n’étaient pas une fatalité et qu’ils pouvaient la changer. 

Ces révolutions ont donc surpris l’opinion internationale et le monde entier a commencé à porter un regard nouveau sur  cette région du monde que l’on pensait à jamais condamnée à vivre à la marge de l’histoire des démocraties. Elles ont bousculé de très nombreux clichés qui associaient le monde arabe - terre d’islam - au refus de la démocratie et au rejet de la modernité mais aussi et surtout à celui d’un monde où les femmes étaient des victimes passives de leur histoire et des éternelles soumises à un ordre patriarcal immuable !


 

Lire la suite sur : http://www.yabiladi.com/articles/details/8943/www.asma-lamrabet.com


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Donne e rivoluzioni arabe: quali cambiamenti?

di Asma Lamrabet

 

Che ciò a cui oggigiorno diamo il nome di «rivoluzioni arabe» simbolizzi il cambiamento nella sua manifestazione più concreta, è cosa palese. Il mondo arabo sta indiscutibilmente vivendo una delle più salienti e memorabili trasformazioni sociopolitiche della sua storia contemporanea

Nonostante i loro differenti contesti, le loro specificità congiunturali, i loro fallimenti e i loro successi, i loro drammi e le loro gioie, gli avvenimenti a cui queste terre stanno assistendo da una anno a questa parte esprimono le medesime legittime aspirazioni:  quelle di popoli che proclamano tutti a gran voce la loro esigenza di dignità, di libertà e di una condizione di cittadinanza veramente basata sull’uguaglianza.

Qualunque futuro e processo evolutivo attendano queste rivoluzioni, si deve necessariamente constatare che il cambiamento è già in atto. Uomini e donne si sono liberati dalla paura, dal peso dell’umiliazione e dello sconforto, ed hanno potuto, assai spesso a scapito delle loro vite, rivendicare valori comuni universalmente condivisi da tutti gli oppressi su questa  terra. Sono riusciti a dimostrare che l’ingiustizia in cui vivevano non era una fatalità e di essere in grado di cambiare le cose.

Queste rivoluzioni hanno dunque sorpreso l’opinione internazionale ed il mondo intero ha cominciato a guardare con occhi nuovi a questa regione del mondo, da tutti ritenuta condannata per sempre a vivere ai margini della storia delle democrazie. Hanno sfatato svariati luoghi comuni che associavano il mondo arabo  - terra d’Islam – al rifiuto della democrazia ed al rigetto della modernità, ma anche (e soprattutto) all’idea di un mondo dove le donne erano delle vittime passive della loro storia, delle eterne sottomesse ad un ordine patriarcale immutabile!

 

 

Le rivoluzioni arabe ovvero il cambiamento che ha mandato in frantumi i pregiudizi nei confronti delle donne arabe e musulmane. 

Di fatto, le rivoluzioni arabe hanno sconfessato uno dei più tenaci pregiudizi sul mondo arabo, nella fattispecie quello sulla condizione delle donne, reputate creature condannate all’invisibilità ed al silenzio. Orbene, proprio la visibilità delle donne o la loro fortissima partecipazione nelle manifestazioni era incontestabile.

Le donne erano onnipresenti  nel vivo delle manifestazioni, ed hanno per questo giocato ruolo di prim’ordine nella mobilitazione politica delle loro rispettive società.

Numerose figure femminili arabe si sono così distinte sulla scena politica. È il caso, in Tunisia, della giovane blogger Lina Mheni, la prima ad lanciato l’allarme ai media internazionali sulle violenze commesse dal precedente regime verso i primi manifestanti della rivoluzione dei gelsomini.

In Egitto, è Asmaa Mahfouz che, in un celebre video postato su Internet, ha incitato i suoi compatrioti a scendere in piazza Tahrir in nome del loro onore alfine di far cadere il regime di Moubarak.

In Siria, è la celebre attrice Fadwa Souleimane che si è levata contro la dittatura del partito Baas , mentre in Yemen, paese conosciuto per il suo ultraconservatorismo, è la giovane giornalista Tawal Karman, militante per i diritti umani, che per mesi ha guidato le manifestazioni contro il regime yemenita. È proprio questa donna, del resto, che ha ricevuto il premio Nobel per la pace di quest’anno. Premio per la prima volta conferito ad una donna araba.

Le donne delle rivoluzioni arabe, dunque, non hanno solamente fatto tremare i dispotismi sino alle loro fondamenta, ma hanno anche infranto vecchi miti, tra i quali quello ricorrente delle donne arabe impotenti e ridotte a una eterna simbolica di vittima.

Sono noti  tutti i discorsi alquanto recenti, ancora in voga, e l’eterno baccano mediatico sulle donne arabe e musulmane, con la loro posizione giuridica aleatoria , la loro emancipazione sempre ritardata, la loro messa sotto tutela culturale, i loro Burquas e i loro veli di ogni sorta … Tutti i clichés che hanno finito per costruire nell’immaginario collettivo contemporaneo una rappresentazione indelebile: quella di donne ineluttabilmente alienate. Un immagine molto sottile, che per altro alimenta subdolamente l’idea che l’ineguaglianza dei sessi è, alla fin fine, strutturale alla sola simbolica arabo-islamica.

Ora, ci si dimentica che esiste una universalità della cultura di discriminazione nei confronti delle donne. L’oppressione delle donne è universale e ogni contesto sociopolitico, geografico e culturale è caratterizzato dai propri rapporti di dominazione.

L’ineguaglianza dei diritti fra uomini e donne è stata una regola per millenni e, nonostante le conquiste incontestabili dell’epoca moderna, lo stato di subalternità della donna è un fenomeno che attraversa tutte le culture e tutte le civiltà. Un solo esempio per illustrare questa ineguaglianza mondiale: 7 donne capi di stato contro 143 capi di stato uomini!


Commisurati alle rivoluzioni, quali cambiamenti per le donne arabe?

Se è vero che, con queste rivoluzioni, c’è stata una vera messa in discussione degli stereotipi riguardanti le donne arabe, tale visibilità delle donne di fronte alle scene socioculturali non è nuova.

Occorrerebbe perciò precisare prima di tutto che la leadership femminile non è nata da queste rivoluzioni arabe, ma che si tratta di un processo anteriore, preceduto da una lunga lotta delle donne arabe sin dai tempi del rinascimento arabo o Nahda. Le donne arabe hanno da lungo tempo ricoperto tutti i ruoli della società e la loro concreta partecipazione in ogni ambito non è più da dimostrare. Solo, occorrerebbe saper riconoscere che, nonostante tutti i passi in avanti in ogni dove (dipendenti anche dal singolo contesto), le donne arabe sono rimaste, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, prese in ostaggio tra le loro aspirazioni a vivere e ad impegnarsi pienamente nella vita moderna da un lato e, dall’altro, la loro tutela culturale a un ordine patriarcale, spesso appoggiato da un discorso religioso discriminatorio.

La realtà della maggioranza delle musulmane  di oggi , infatti, è quella delle donne che si ritrovano combattute fra tradizioni culturali che, in nome del sacro, le riducono ad una condizione d’inferiorità, ed una modernità idealizzata, presunta fonte di liberazione da tutti i mali.

È di questo vissuto che si tratta, quello delle donne educate a vivere la spiritualità non come una scelta, ma come una tradizione culturale imposta, subendo allo stesso tempo i vantaggi e gli svantaggi di una modernità che si vorrebbe antinomica ad ogni ricerca di spiritualità  e che, con i suoi slogan di libertà ed emancipazione, rimane assai attraente.

È tutto qua il dilemma del significato che il concetto di modernità ricopre nel vissuto delle donne musulmane di oggi, donne per le quali conciliare la fede e la spiritualità con i principi di emancipazione e di libertà sembra essere difficile, se non addirittura opposto ai valori islamici.

 Il ragionamento muove però da una premessa falsa ed erronea : il messaggio spirituale dell’Islam, come quello di tutte le spiritualità, non è mai stato in contraddizione con i valori di libertà e di emancipazione dell’essere umano. Ben al contrario, la dimensione liberatrice è al centro di questo messaggio. Ma è proprio una certa lettura del fatto religioso e la sua interpretazione “letteralista” che produce questo tipo di asserzioni, sfortunatamente più che ancorate nella forma mentis di molti.

Occorrerebbe rifiutarsi di restare dentro questi schemi binari e riduttivi, a causa dei quali le donne musulmane dovrebbero(?) scegliere tra una certa modernità (che si ritiene inerente alla sola cultura occidentale) e una spiritualità generalmente percepita come fonte di arcaismo.

Innanzitutto, concetti universali quali libertà, progresso e ragione non sono il monopolio esclusivo della sola civiltà occidentale, ma sono inerenti ad un universale culturale comune che appartiene a tutta l’umanità (nella quale l’apporto islamico è stato più importante di quanto si pensi).

 

E poi la modernità non consiste nel rompere col proprio passato, con la propria storia o la propria cultura, quanto piuttosto nel dare un nuovo valore al rapporto che si ha con tale passato. Non bisogna neppure chiudersi dentro ad una lettura idealizzante di quest’ultimo, ma rileggerlo con coerenza e realismo, perché è proprio rifacendosi al passato che si è voluto (e che si vuole sempre) imporre una cultura di asservimento delle donne (ed anche degli uomini) in nome del sacro.

È per questo che attualmente molte donne arabe tentano di riappropriarsi della loro storia e del loro sistema referenziale troppo a lungo sottomesso ad una lettura discriminatoria.

La visibilità delle donne nel corso di queste rivoluzioni simbolizza anche l’emergere di una rinnovamento femminile che era già in moto: quello delle donne che predicano una terza via, la via che armonizza la loro appartenenza spirituale e la loro modernità (con i diritti e le responsabilità che questa implica). Fra modernità e spiritualità non si deve scegliere, perché semplicemente una non va senza l’altra: la modernità senza spiritualità è senz’anima.. e la spiritualità senza modernità manca di realismo …


Con queste rivoluzioni, nulla ancora è raggiunto … né per le democrazie, né per le donne

Sarebbe ancora presto per poter fare una valutazione dettagliata o un bilancio preciso dei cambiamenti che queste rivoluzioni potrebbero portare alle donne ma  anche a tutte le società arabe. Però a dir la verità i segnali che si percepiscono qua e là non sono molto incoraggianti! Ma, occorre ricordarlo, ciò è tipico della storia dei giorni seguenti a tutte le rivoluzioni che l’umanità ha conosciuto e che sono state fonte di delusione per le donne.

Le donne, sempre presenti in prima fila nelle grandi rivoluzioni, si sono ritrovate in seguito marginalizzate ed è stato loro gentilmente chiesto di tornarsene al focolare domestico. Così è stato con la rivoluzione francese, con la russa e con le lotte anticoloniali nel Maghreb, ed è ancor vero in Egitto, dove si tenta di recuperare lo slancio iniziale e spontaneo dei primi sollevamenti. Mentre infatti le giovani donne mettevano a rischio la loro vita in Piazza Tahrir,  i militanti dei fratelli musulmani e delle associazioni salafiste erano ben rintanati nei loro rifugi; all’indomani delle elezioni, al contrario, ben poche donne sono state proposte da quegli stessi movimenti. La discriminazione, tuttavia, non è precipua ai soli islamisti; essa trascende tutte le ideologie, ed è stata superbamente simbolizzata dal “test di verginità” imposto alle donne presenti nelle manifestazioni dai militari di questo stesso paese.

In Marocco, malgrado le riforme della Moudawana, le rivendicazioni dei giovani del 20 febbraio, la costituzione con il suo articolo 19 che precisa l’uguaglianza fra donne e uomini, il bilancio nella realtà politica è abbastanza deludente, poiché nel governo marocchino non è dato trovare che una sola donna. Ma allo stesso tempo – ed ecco un  paradosso del Marocco – il giorno dopo la nomina di questo governo quasi senza donne, è una donna , Nabila Mounib, ad essere a capo  di un partito politico, il PSU, una prima nella storia di questo paese.

Le donne arabe attraverso queste rivoluzioni si sono dunque rivoltate contro un duplice “verbo”: quello della lettura culturale tradizionalista e quello dei dispotismi politici. È in questo senso che occorrerebbe continuare a lottare per smantellare questa duplice componente: quella delle ineguaglianze sociopolitiche e quella delle discriminazioni sessiste tradizionali. Ed è evidentemente lavorando su questi due aspetti, democrazia e riformismo religioso, che le trasformazioni sociali possono avere delle speranze di concretizzarsi veramente in seno alla realtà del terreno.

Ci saranno sicuramente ancora delle enormi resistenze a questo processo di emancipazione, ma la dinamica è già in moto e niente e nessuno può invertire il corso della storia quando il cambiamento è in atto …

 

 

 

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Mulheres e revoluções árabes : que mudanças?

 

Por Asma Lamrabet

 

 

É evidente que o que se chamam hoje as revoluções árabes simbolizam a mudança em toda a sual realidade. O mundo árabe está a viver, sem dúvida alguma, uma das mudanças sociopolíticas mais importantes e mais marcantes da sua história contemporânea.

 

Os acontecimentos que tiveram lugar nessa região. há cerca de um ano, exprimem, apesar das seus diferentes contextos e das suas especificidades conjunturais, dos seus fracassos e dos seus êxitos, dos seus dramas e das suas alegrias, as mesmas aspirações legítimas : as aspirações dos povos que exigem, alto e bom som, a sua exigência de dignidade, de liberdade e de uma verdadeira cidadania igualitária

 

Quaisquer que sejam o futuro e o processo evolutivo dessas revoluções, é forçoso verificar que esta mudança já começou. Mulheres e homens libertaram-se do medo, do peso da humilhação e do desespero e, reivindicaram, na maioria dos casos, á custa da própria vida, valores comuns partilhados universalmente por todos os oprimidos da terra..Conseguiram demonstrar que a injustiça em que viviam não era uma fatalidade e que podiam mudá-la.

 

Estas revoluções surpreenderam, por isso, a opinião internacional e o mundo inteiro começou a olhar de um modo novo para esta região do mundo que se julgava condenada a viver para sempre à margem da história das democracias. Alteraram numerosos ideias feitas que associavam o mundo árabe – terra do islão - à recusa da democracia e á rejeição da modernidade mas também e sobretudo á visão de um mundo em que as mulheres eram vítimas passivas da sua história e para sempre submetidas a uma estrutura patriarcal imutável!

 

 

 

As revoluções árabes ou a mudança que desfez em estilhaços os preconceitos relativamente ás mulheres árabes e muçulmanas

 

Com efeito, as revoluções árabes desacreditaram um dos preconceitos mais tenazes acerca do mundo árabe: o do estatuto das mulheres consideradas como pessoas condenados a ser invisíveis e silenciosas. Ora justamente a visibilidade das mulheres, nomeadamente a sua activa participação nas manifestações é incontestável

 

As mulheres estavam presentes, em toda a parte, no seio das manifestações e desempenhara, por isso, um papel de primeiro plano na mobilização política das respectivas sociedades.

 

Foi assim que numerosas figuras femininas árabes se distinguiram na cena política. É o caso, na Tunísia, da jovem criadora de blogs Lina Mheni, a primeira pessoa a alertar os media internacionais para os crimes cometidos pelo antigo regime contra os primeiros manifestantes da revolução do jasmim.

 

No Egito, é AsmaaMahfouz que, num vídeo célebre colocado na internet, que convida os homens seus compatriotas a deslocarem-se á praça Tahrir, em nome da sua honra, para fazer cair o regime de Moubarak.

 

Na Síria, foi a célebre acriz Fdwa  Souleimane que se insurgiu contra a ditadura do partido Baas enquanto no Yemen, país conhecido pelo seu  ultra-conservadorismo, foi uma jovem jornalista  Tawakul  Karman, militante dos direitos humanos, que dirigiu, durante meses, as manifestações contra o regime do seu país. . Foi essa mesma mulher que recebeu, de resto, o prémio Nobrl da paz desse ano, prémio atribuído, pela primeira vez, a uma mulher árabe…

 

As mulheres das revoluções árabes não se limitaram a abalar o núcleo dos despotismos mas desfizeram também velhos mitos como o das mulheres árabes impotentes e reduzidas a serem o símbolo das vítimas. eternas..

 

Conhecem-se todas as opiniões bastante recentes e ainda em voga, os lugares comuns mediáticos acerca das mulheres árabes e muçulmanas com o seu estatuto jurídico aleatório, a sua emancipação sempre adiada, a sua submissão cultural, as suas “Burcas” e “véus” de todo o género…Todas estas imagens acabaram por construir no imaginário colectivo contemporâneo uma imagem indelével: a de mulheres irredutivelmente alienadas, imagem muito subtil que, de resto, alimenta ardilosamente a ideia de que a desigualdade dos sexos é, ao fim e ao cabo, estrutural mas unicamente na simbólica árabo-islãmica.

 

Esquece-se muitas vezes que existe uma universalidade da cultura de discriminação relativamente às mulheres. A opressão das mulheres é universal e cada contexto sócio- político, geográfico e cultural  é caracterizado  pelas suas próprias relações de domínio

 

A desigualdade de direitos entre homens e mulheres, a situação subalterna das mulheres é um fenómeno que severifica em todas as culturas e em todas as civilizações. Basta um exemplo para ilustrar esta desigualdade mundial: Há 7 mulheres chefes de estado enquanto 143 chefes de estado são homens!

 

Como consequência das revoluções, que mudanças para as mulheres árabes?

 

Se é verdade que houve com estas revoluções um verdadeiro questionamento dos estereótipos respeitantes às mulheres árabes, esta visibilidade das mulheres no cenário soci-cultiral não é nova.

 

Seria preciso salientar que a liderança feminina não nasceu destas revoluções árabes pois se trata de um processo anterior precedido por uma longa luta das mulheres árabes desde o tempo do renascimento árabe ou Nahda. As mulheres árabes há muito que investiram em todos os sectores da sociedade e a sua participação efectiva em todos os domínios não precisa de ser demonstrada O que é preciso é reconhecer que, apesar de todos os progressos aqui e além, - que dependem também de cada contexto – as mulheres árabes ficaram, numa grande maioria dos casos, ainda reféns entre as suas aspirações a viver e a comprometer-se plenamente e a sua tutela cultural de ordem patriarcal  apoiada muitas vezes por uma argumentação religiosa discriminatória

 

 

Com efeito, a realidade da maioria das muçulmanas de hoje é a dessas mulheres que se encontram “indecisas” entre tradições culturais que as inferiorizam em nome do sagrado e uma modernidade idealizada que promete libertá-las de todos esses males.

 

É disto que se trata, de mulheres educadas a viver o espiritual não como uma escolha mas como uma tradição cultural imposta experimentando ao mesmo tempo os benefícios e os inconvenientes de uma modernidade cheia de contradições em busca de espiritualidade e muito atractiva com as suas promessas de liberdade e de emancipação.

 

É todo o dilema do sentido que reveste a modernidade no quotidiano das mulheres muçulmanas de hoje para quem conciliar fé e espiritualidade com os princípios da emancipação e da liberdade parece ser difícil ou até oposto aos valores islâmicos.

 

Ora trata-se aí de um dado falso e erróneo pois a mensagem do Islão, como de todas as espiritualidades nunca esteve em contradição com os valores da liberdade; a dimensão libertadora está no centro da sua mensagem. Mas é uma uma certa leitura  do religioso e a sua interpretação fundamentalista que produz que dá origem a este tipo de afirmações infelizmente bem arreigadas em numerosas mentalidades.

 

É preciso que se recuse ficar nestes esquemas binários e redutores que fazem com que as mulheres muçulmanas devam escolher entre uma certa modernidade  que se supõe inerente só á cultura ocidental  e uma espiritualidade geralmente olhada como origem de arcaísmo.

*Primeiramrnte, os conceitos universais tais como a liberdade, o progresso e a razão não são o monopólio exclusivo da civilização ocidental, são inerentes a um universo cultural comum a toda a humanidade para o qual o contributo islâmico foi mais importante do que se pensa.

 

Depois, a modernidade não é negar o seu passado, a sua história e a sua própria civilização mas relê-los com coerência e realismo pois justamente foi em seu nome que se quis – e que se quer sempre – impor uma cultura de sujeição das mulheres – e dos homens também -  em nome do sagrado.

 

É por isso que actualmente muitas mulheres árabes tentam reapropriar-se da sua história e do seu referencial demasiado tempo sujeitos a uma leitura discriminatória.

 

A visibilidade das mulheres nestas revoluções simboliza também a emergência de uma renovação do feminino que já tinha começado: o de mulheres que propõem uma terceira via que alia a sua adesão espiritual e a sua modernidade com os seus direitos e as suas responsabilidades.

 Não se trata de escolher entre modernidade e espiritualidade simplesmente porque uma não prescinde da outra: a modernidade sem espiritualidade não tem alma…e a espiritualidade sem modernidade é irrealista…

 

Com estas revoluções ainda não está nada definitivamente conquistado…nem para as democracias nem para as mulheres

 

Seria cedo para fazer uma avaliação pormenorizada ou um balanço preciso das mudanças que estas revoluções poderiam trazer não só às mulheres mas também a todas as sociedades árabes. Mas é inútil lembrar que é próprio da história: as consequências de todas as revoluções políticas que a humanidade conheceu foram causa de decepção para as mulheres. E os sinais que se vislumbram aqui e além não são animadores!

 

As mulheres sempre presentes na primeira linha das grandes revoluções foram depois marginalizadas e pediu-se-lhes que regressassem ás suas casas. Aconteceu nas revoluções Francesa, Russa e nas lutas anticoloniais no Maghreb. É ainda verdade ainda hoje por exemplo no Egito onde se tenta recuperar o entusiasmo inicial e espontâneo das primeiras sublevações. Com efeito, enquanto as mulheres jovens estavam presentes correndo risco de vida na praça Tahrir, os militantes dos irmãos muçulmanos e das associações salafitas estavam bem escondidos nos seus abrigos. Mas,  nas eleições legislativas que se seguiram, muito poucas mulheres foram propostas por esses mesmos movimentos. Mas a discriminação não é exclusiva dos islamitas, ela ultrapassa todas as ideologias e foi admiravelmente simbolizada nos “testes de virgindade” impostos às mulheres presentes nas manifestações pelos militantes desse mesmo  país.

 

Em Marrocos, apesar das reformas de Moudawana, das reivindicações dos jovens de 20 de Fevereiro, e da constituição com o seu artigo 19 que estipula a igualdade entre mulheres e homens, a verificação na realidade política é bastante desoladora pois há apenas uma mulher no governo marroquino. Ao mesmo tempo, - e isto é um dos exemplos do paradoxo de Marrocos - , a seguir á tomada de posse deste governo quase sem mulheres, foi uma mulher, Nabila Mounib, que ficou à frente do partido político PSU, a primeira vez queisso acontece na histórias deste país!

 

As mulheres árabes, através destas revoluções, revoltaram-se contra duas perspectivas: a leitura cultural tradicionalista e os despotismos políticos. E foi evidentemente por trabalhar nestes dois sectores – democracia e reformismo religioso – que as transformações sociais podem ter hipótese de verdadeiramente se concretizar no seio da realidade nacional.

 

Haverá seguramente ainda enormes resistências a este processo de emancipação mas a sua dinâmica já está em  marcha e nada nem ninguém pode inverter o curso da história quando a mudança já existe…

 

 

 

 

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